Negli articoli precedenti abbiamo parlato di come fare un buon Punch ( e relativo oleo…
BLOODY MARY
E’ universalmente accettato che è Fernand “Pete” Petiot (Parigi 1900 – Ohio 1975) il padre della ricetta del Bloody Mary, ma non del suo nome. Sappiamo infatti che nel 1920, mentre lavorara all’Harry’s New York Bar di Parigi, venne in contatto per la prima volta con la Vodka, un distillato allora piuttosto sconosciuto in Europa, e cominciò a sperimentare alcuni abbinamenti, tra cui quello col succo di pomodoro, ordinabile dai menù francesi almeno dal 1914.
Fu Roy Barton, uomo americano di spettacolo e cliente di Fernand, a ribattezzare il cocktail Bloody Mary perché gli riportava alla memoria una cameriera di nome Mary (soprannominata da tutti Bloody Mary) che lavorava in un club di Chicago conosciuto col nome di Bucket of Blood.
La ricetta originale prevedeva una miscela in parti uguali di Vodka e succo di pomodoro, ben diversa da quella che conosciamo oggi. Pare infatti che Fernand, per renderla maggiormente invitante al palato dei cittadini degli Stati Uniti, dove si trasferì nel 1925, la modificò prendendo spunto da una bevanda calda chiamata “oyster cocktail”.
Il Medical Record di New York nel marzo del 1892 ne riporta una ricetta che prevedeva: “…sette piccole ostriche in un tumbler, a cui si aggiunge un pizzico di sale, tre drop di salsa di Tabasco piccante, tre drop di salsa chili messicana e un cucchiaio di succo di limone. A questa miscela aggiungere un po’ di rafano, salsa di pepe verde, ketchup piccante africano, pepe nero e riempite di succo di pomodoro.”.
Ricetta, suggerimenti, Twist on Classics:
Bloody Mary:
- 1,5 cl succo di limone
- 4,5 cl di Vodka
- 9 cl di Succo di Pomodoro
- Sale
- Pepe
- Tabasco
- Salsa Worchestershire
Tecnica di miscelazione: Shake, Stir and Strain o Throwing a scelta del barman.
Sostituire il succo di pomodoro con il brodo di manzo porta alla creazione del Bullshot, un famoso “hangover cure” la cui paternità non è ancora stata assegnata in maniera definitiva a nessun barman, sebbene le più antiche tracce del drink ci fanno conoscere la sua presenza sul menù del Caucus Club di Detroit nel 1953.
Variare il gin con la vodka ci permette di miscelare un Red Snapper, anche se sul nome c’è ancora un dibattito aperto fra gli esperti. Dato il grande numero di ingredienti che compongono il drink, elevata è anche la possibilità di poter sperimentare con elementi esterni alla ricetta codificata.
Possiamo per esempio provare a sosituire la salsa Worchestershire con una salsa di soia, tipica della cucina cinese, ed allo stesso modo provare ad alternare la salsa wasabi al pepe e al tabasco, se vogliamo provare a dare un tocco più asiatico al nostro Bloody Mary.
Credit: Andrea Dolcini